venerdì 1 marzo 2019

La pratica Reiki oltre le mani

Il Reiki spesso tende a essere riconosciuto come una pratica manuale dove l’operatore attraverso il contatto fisico operato dai palmi delle mani trasferisce l’energia canalizzata nel corpo del ricevente, questa è però l’espressione ultima della filosofia portante del Reiki che pone nelle sue basi di pensiero che sia l’atteggiamento interiore a strutturare la pratica manuale. Bisogna infatti ricordarsi che il Reiki è stato creato in Giappone patria in cui le arti spesso venendo protocollate e codificate con regole rigorose prendono la caratteristica propria della marzialità. Se si osserva un operatore fare un trattamento lo si vedrà configurarsi in posizioni precise il cui cambio è regolato da tempi specifici. Ogni praticante Reiki viene chiamato a coltivare dentro di sé quel rigore indispensabile affinché la pratica manuale sia efficace. Non basta infatti percepire l’energia scorrere dentro di sé e appoggiare le mani, Mikao Usui capì bene questa necessità e proprio perché veniva da un percorso su di sé di lavoro spirituale intenso e vero si ritrovò a decodificare “Cinque principi” a cui ispirarsi. Questi di prima lettura vengono recepiti come semplici inviti che portano il praticante che li applica a beneficiare di trasformazioni sensibili nella propria vita quotidiana. 
Il Reiki è una pratica che riporta continuamente al presente infatti solo nel “qui e ora” l’energia può essere percepita e trasmessa e solo nel “qui e ora” fluisce la vita. Nello scorrere frenetico della quotidianità il pensiero del Reiki può offrire quella direzione di cui si ha bisogno. 
Si prenda per esempio il primo principio: “Solo per oggi non mi arrabbio”, la rabbia è una delle manifestazioni che esprimiamo quando una situazione ci sembra sbagliata, essa nasce quando un individuo vuole avere ragione perchè crede che il suo pensare sia giusto ma come si è portati a credere di avere ragione? Da determinate esperienze che sono state fatte nel passato: esse, proprio perché si sono svolte in un modo, portano a pensare che questo sia l’effetto standard di quel tipo di casualità. Quando mi arrabbio quindi è come se guardassi al passato, non mi interessa procedere nel presente verso il futuro ma la mia unica priorità è affermare ciò che è già successo. Il primo principio così formulato: Solo per oggi ... invita a osservare cosa succede quando ci si arrabbia, è infatti necessario vedere il proprio comportamento per cambiarlo. Questo atteggiamneto una volta integrato porta il praticante a esserci ad andare oltre quello che è stato, lo invita a stare nel fluire dell’energia che non etichetta le persone per buone o cattive, essa si dona a tutti perché tutti hanno il diritto di seguire il loro sentiero di vita: nel proprio cammino consapevolmente o inconsapevolmente ognuno cerca se stesso.

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